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Il vaccino anti-Covid, si sa, non è obbligatorio. Ma chi quest’estate vorrà tornare a viaggiare sarà bene che riponga le sue remore ideologiche e realizzi che il “certificato vaccinale europeo” è molto più di una ipotesi.

Il discorso riguarda anche il nostro sistema-vacanza perché l’Italia, come tutti i Paesi ad alta vocazione turistica, potrebbe essere obbligata ad applicare questa nuova norma ai suoi visitatori stranieri.

La Ue è già da tempo al lavoro per trovare una soluzione condivisa fra i 27 paesi dell’Unione che scongiuri il rischio di mosse unilaterali dei singoli Stati membri che frammenterebbero il panorama, complicando ancora di più la vita degli europei in viaggio.

La base di lavoro continua ad essere il certificato vaccinale digitale interoperabile, da sviluppare a livello tecnico entro i prossimi tre mesi.

Da un punto di vista tecnico – come spiega il Sole 24 Ore – l’intenzione è creare un database per la registrazione delle vaccinazioni e un codice QR personalizzato da custodire sul telefono cellulare che sia riconosciuto in tutti gli Stati membri.

 
 
 
 

Un pronunciamento dell’Italia ancora non c’è stato. A sostegno del progetto di un “coronapass” si sono schierati almeno una dozzina di capi di Stato e di governo, tra cui l’Austria e la Spagna. Contrarie invece, per il momento, Olanda, Belgio e la Francia dove sussistono riserve sulle possibili violazioni della privacy. E la Germania? Per il momento osserva e resta neutrale.

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