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“Sono numeri fuori controllo”. Così il direttore generale dell’Ausl romagnola, Tiziano Carradori, ha spiegato in diretta Facebook le ragioni sanitarie che hanno “obbligato” il passaggio in zona rossa di tutta la Romagna.

Il problema – ha detto Corradori – è che “nelle nostre province e, in particolare, nel distretto del Rubicone (quello di cui fa parte anche Cesenatico, ndr) il virus corre più che altrove”.

La spia d’allarme, ricorda Carradori, si accende quando si registrano 500 casi ogni 100.000 abitanti su due settimane. “In Romagna siamo a 873 – precisa il direttore Ausl – e non c’è nessuna provincia sotto: 873 a Rimini; 943 a Cesena con l’area del Rubicone sopra i mille; 677 a Forlì; 710 a Ravenna con il territorio di Faenza sopra i 1.100”.

In pratica – snocciola i dati Carradori – “nell’ultima settimana il tasso di incidenza è cresciuto del 37% in Romagna, con un picco del 55% a Cesena e del 50% a Forlì”.

 
 
 
 

La situazione negli ospedali, però, resta sotto controllo, anche se “i posti occupati in terapia intensiva sono aumentati del 67% in una settimana, da 24 a 40: ne abbiamo un centinaio in tutto e vanno preservati se vogliamo usarli anche per altre patologie”. L’occupazione degli altri letti covid, invece, “è cresciuta del 20%, da 434 a 522, tanto che all’ospedale Bufalini abbiamo dovuto ricominciare a convertire i letti”.

Sull’aumento dei contagi pesa ovviamente l’incidenza della variante inglese che colpisce una platea diversa di cittadini: “Abbiamo avuto un incremento di oltre il 50% negli under 19 – ha concluso – ed i focolai nelle scuole dall’8 febbraio all’1 marzo sono passati da 81 a 159 con un aumento del 96%”.

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