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“Con una pandemia alle spalle e una guerra dietro l’angolo novemila partenti sono un grande risultato”. Non ha dubbi Andrea Agostini, presidente della Fausto Coppi di Cesenatico, la società che – da 51 anni – organizza la Nove Colli.

Rispetto alla penultima edizione (impossibile il raffronto con quella dello scorso settembre) mancheranno circa tremila pettorali “ma in due anni il mondo è cambiato – sottolinea Agostini – e anche il ciclismo amatoriale sta vivendo una nuova fase”.

Agostini, un quarto di iscritti in meno rispetto all’ultima edizione: la Nove Colli è un po’ in crisi?

“Direi proprio di no. Quest’anno, tanto per citare un dato, abbiamo registrato un significativo aumento delle sponsorizzazioni, segno che il mondo delle aziende crede sempre di più in questo evento. E’ vero che negli anni passati eravamo abituati a vendere 12mila pettorali in pochi minuti ma, a detta degli stessi sponsor, novemila partecipanti di questi tempi sono un successo enorme”.

Tutte le corse amatoriali però accusano un calo trasversale di partecipanti: il modello Gran Fondo comincia a dare segnali di stanchezza?

“Sono anni che si parla della necessità di ridurre il numero delle corse amatoriali e, in effetti, 360 Gran Fondo sul calendario sono un’esagerazione. Ma non è tanto il modello ad essere in discussione quanto la nostra società ad essere profondamente cambiata. La verità è che il Covid ha ridisegnato il mondo, basti pensare che il 15 dicembre – giorno del nostro click-day – l’Italia era nel pieno della quarta ondata Omicron e non sapevamo neppure se avremmo festeggiato il Capodanno. Con prospettive così incerte era francamente impossibile aspettarsi i trend degli scorsi anni”.

 
 
 
 
 
 
 
 

Sui social in tanti si sono lamentati per i costi troppo elevati dell’iscrizione (110 euro)…

“Ridimensionerei in maniera sostanziale il numero effettivo dei cosidetti ‘contestatori’. E’ vero che il dissenso fa più rumore degli elogi ma, in fondo, chi protesta sui social sono sempre gli stessi. Quando, in occasione dell’edizione del cinquantennale, aumentammo la quota d’iscrizione a 110 euro, decidemmo anche di contare, uno per uno, tutti i commenti negativi. Mi pare fossero 35, un’inezia rispetto ai 12mila che, in venti minuti, avevano acquistato il pettorale”.

Ma quei 110 euro non sono troppi?

“Assolutamente no perché, nell’edizione del cinquantennale, avevamo confezionato un pacco gara ricchissimo. Ricordo a tutti che in omaggio c’era pantaloncino e maglia celebrativa e, chi conosce il mercato dell’abbigliamento tecnico, sa benissimo che per quei capi servono, in media, almeno 180 euro. Ho sentito dire anche che alla Nove Colli quel materiale non sarebbe costato nulla. Baggianate. Magari, per una normale legge del mercato, acquistandone dei quantitativi ingenti, il prezzo è un po’ più basso, ma per quei 12mila kit, ci sono le fatture che lo documentano, abbiamo speso centinaia di migliaia di euro. Il problema è che in quei 110 euro – e pochi se ne rendono conto – c’è molto di più…”.

Ad esempio?

“Ad esempio i costi esorbitanti della sicurezza. Che sono costi che non si vedono, ma sui quali non si può speculare. Perché un defibrillatore in più, in certi momenti, può salvarti la vita. Alla Nove Colli abbiamo un apparato medico che, oltre all’elicottero del 118 (che paghiamo), è mediamente il doppio di quello delle altre manifestazioni ciclistiche amatoriali. Potremmo avere 15 ambulanze, ne abbiamo trentadue. La legge ci impone 5 moto-mediche e da noi ne trovi diciassette. Gli ultimi 200 metri della Nove Colli, sul piano della sicurezza, sono quelli di una gara professionistica. Il ‘problema è che l’importanza di queste scelte la si vede solo nei momenti di emergenza, quando un medico in più può fare la differenza”.

Dunque, quei tremila partecipanti in meno non sono un problema?

“No, anche perché, già nei precedenti consigli direttivi, avevamo deciso di abbassare la quota dei partenti di almeno duemila unità. Avremmo voluto farlo già quest’anno, ma alcuni iscritti, in virtù di quel famoso adeguamento da 10 euro, avevano la facoltà di esercitare la priorità d’iscrizione e dunque abbiamo deciso prudentemente di rinviare la decisione al 2023”.

Qualcuno, a suo tempo, contestò la scelta di non restituire le quote d’iscrizione del 2020, quelle della Nove Colli cancellata per Covid…

“E’ stata una decisione inevitabile perché – con zero euro dagli sponsor – quelle risorse ci sono servite due anni dopo per organizzare l’edizione successiva. Ciò nonostante, abbiamo mantenuto aperta la segreteria e tutte le squadre giovanili hanno proseguito regolarmente la loro attività. Quell’anno, inutile sottolinearlo, il disavanzo di bilancio è stato pesantissimo…”.

Nelle ultime due edizioni, la Nove Colli ha incassato approssimativamente due milioni e mezzo di euro. Qualcuno dice che i conti correnti della Fausto Coppi siano ricchissimi…

“Altra colossale baggianata. Le precedenti, oculatissime, gestioni avevano garantito al sodalizio qualche risparmio, ma oggi tutto è stato investito nella nuova sede che, lo ricordo, assieme al meraviglioso pistino illuminato ormai in via di ultimazione, resterà per sempre un patrimonio di Cesenatico oltre che un centro gestionale strategico per tutto il movimento ciclo-turistico della città. Insomma, la verità è che la Nove Colli spende quasi tutto ciò che incassa. Per mantenere la manifestazione su livelli elevati e non compromettere la sostenibilità economica serve una gestione dei costi analitica ed una minuziosa conoscenza del bilancio. Perché se si sbaglia una percentuale tra costi e ricavi il rischio è di mandare all’aria mezzo secolo di storia”.

Dunque, i 110 euro non garantiscono marginalità?

“Garantiscono le risorse per una gestione ordinaria dell’associazione, ma le incognite del periodo rendono tutto più complicato. Basti pensare che quest’anno, con il rincaro delle materie prime, per il pasta-party spenderemo almeno il 30% in più. Lo stesso pacco-gara di quest’anno non è certo improntato al risparmio. Oltre alla maglia tecnica di Gobik, avremo un wallet personalizzato della Scicon, che viene considerata un po’ la Luis Vuitton del ciclismo. E’ un articolo che, da solo, ha un valore di listino da 32 euro. Dunque, il costo di iscrizione, anche quest’anno, sarà ampiamente coperto dai gadget in omaggio”.

Con meno iscritti temete un’edizione in perdita?

“Come detto gli sponsor sono aumentati e questo, in un periodo delicatissimo, ci ha garantito nuove preziose risorse. Io spero nel ‘break event point’, quello che a Cesenatico chiamiamo la classica ‘patta’. Con questi chiari di luna sarebbe già un successo”.

Le iscrizioni alla Nove Colli sono ancora aperte: quando le chiuderete?

“Indicativamente tra il 20 ed il 25 aprile. Ad oggi siamo a poco più di ottomila iscritti e, con ogni probabilità, chiuderemo a quota novemila. In ogni caso, anche volendo, non potremmo mai andare oltre il mese di aprile perché ci serve un po’ di tempo per allestire tutta la logistica della manifestazione, a partire dal confezionamento dei pacchi gara”.

Questa è una rassegna che, come recita un vostro slogan, nasce dalla passione. Oggi alla Nove Colli c’è più marketing o più passione?

“I tempi cambiano e, per mantenere la Gran Fondo su livelli organizzativi d’eccellenza, non si può prescindere dal marketing e dalla comunicazione. Gestire la Nove Colli con le logiche del passato sarebbe impossibile non perché è cambiato il management, ma perché è l’evento ad essere cresciuto. In ogni caso, la passione è rimasta quella di sempre perché, lo ricordo, il gruppo direttivo della Nove Colli, con in testa il sottoscritto, non percepisce un solo euro durante il mandato. Io devo tanto alla Nove Colli e se ho deciso di dedicare il mio tempo libero a questa manifestazione è solo perché vorrei provare a restituire parte di quell’inestimabile patrimonio di esperienze che ho vissuto ai tempi di Arrigo Vanzolini prima e di Alessandro Spada poi”.

Come vede il futuro della Nove Colli?

“Sarà un futuro fantastico, ma ci sono alcuni aspetti che andranno valutati con attenzione. Oggi il vantaggio della Nove Colli è quello di avere un gruppo dirigente a costo zero. E se i conti tornano è anche grazie a questa componente. Quando non sarò più il presidente della Nove Colli non credo sarà più possibile garantire un’attività così impegnativa e coinvolgente a costo zero. O meglio, credo che molto difficilmente si troverà un nuovo staff manageriale che, pur avendo credenziali e competenze, accetti la responsabilità di un incarico del genere senza pretendere neppure un euro. A meno che – ed è un’eventualità che spero non si concretizzi mai – non si decida di ridimensionare drasticamente l’evento trasformandolo in una semplice cicloturistica”.

 
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