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La protesta dei pescatori è partita anche da Cesenatico. Una decina di imbarcazioni hanno salpato le cime alle 6.30 circa di oggi per unirsi ai colleghi di Porto Garibaldi. Un totale di circa 25 pescherecci stazionerà all’imboccatura del porto di Ravenna, il principale dell’Emilia Romagna.

 
 
 
 

La protesta è dovuta al caro carburante che ha raggiunto livelli da rendere controproducente l’uscita in mare. Soprattutto per quelle barche che praticano pesca a strascico e a volante; queste tipologie di pesca prevedono rotte al largo per catturare il pesce, il costo del carburante quindi incide molto sui bilanci.

 
 
 
 

Inoltre il governo, in materia di imprese di questo settore non ha brillato in efficienza. Un lassismo che ha esasperato gli animi aprendo un varco a chi ha scelto vie ben più rapide e meno diplomatiche per la protesta rompendo il fronte delle manifestazioni. Pescatori contro altri pescatori, chi ne giova?

La settimana infatti è iniziata con un raid al porto di un’ottantina di pescatori delle Marche e da Rimini (in minima parte) che, non riconoscendosi in alcuna delle associazioni impegnate nella diplomazia ha imposto ai pescatori di Cesenatico di non uscire in mare e di tornare in porto a chi era al largo. Il tutto condito da minacce neanche tropppo celate.

Durante la stesura del servizio, i pescherecci stanno raggiungendo il porto con in mostra striscioni preparati il giorno precedente. “Siamo alla canna del gas”, “La pesca muore”, “Andiamo a gasolio, non a scoregge” sono alcuni dei messaggi che sventolano su di essi.

 
Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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