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Un’autentica “mazzata” per gli allevatori di pesci e molluschi di Cesenatico che, dopo gli aumenti sui canoni imposti dal Governo, saranno chiamati a versare nelle casse dello Stato una somma tre volte superiore rispetto a quella del passato.

Non è una bella notizia per la filiera ittica perché, come spesso accade, l’aumento dei costi si ripercuote sul prezzo finale e dunque, già da quest’anno, non è da escludere che il costo delle cozze, anche nel comparto della ristorazione, possa lievitare in maniera significativa.

Tutta “colpa” del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, nei primi giorni dell’anno, ha “ritoccato” i canoni delle concessioni demaniali marittime del 25%.

Un rincaro che – oltre agli stabilimenti balneari, ristoranti, locali, chioschi, cantieri navali, colonie marine, attività commerciali, associazioni sportive (come circoli velici e nautici) – interesserà anche il settore dell’acquacoltura che a Cesenatico, in particolare, annovera tre allevamenti di mitilicoltori che ogni anno producono parecchie tonnellate di cozze.

 
 
 
 
 
 
 
 

Ebbene, nel 2022 i mitilicoltori pagavano 0,0044 euro a metro quadrato di mare e tale valore da quest’anno passa a 0,0055 euro, quindi un allevamento di due chilometri quadrati, cioè 2 milioni di metri quadrati, che prima pagava 8.800 euro, ne dovrà versare 11.000. Gli allevatori di cozze su questo importo pagano il 5% di tassa regionale, in uno scenario dove i marinai sono colpiti dai rincari delle materie prime e, in particolare, del gasolio.

Conti alla mano, insomma, la categoria dovrà fronteggiare un aumento della pressione fiscale molto più alto dell’inflazione (circa il doppio) ragion per cui chiede al Governo di intervenire, anche perché si tratta di rincari che, inevitabilmente, arriveranno ai consumatori.

 
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