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In borsa si può vincere e si può perdere. Ma, quando è l’istituto bancario a “caldeggiare” l’acquisto di un’azione, allora la storia – se le cose vanno male – può anche finire in tribunale.

E’ ciò che è accaduto ad una donna di 52 anni di Cesenatico che – come racconta l’edizione de Il Resto del Carlino in edicola oggi – ha vinto una causa davanti al giudice di pace contro Credit Agricole.

La donna – ex cliente della Cassa di Risparmio di Cesena – aveva denunciato l’istituto di credito per chiedere la condanna al risarcimento dei danni derivanti dalla perdita patrimoniale subita per il sostanziale azzeramento di valore delle azioni emesse dall’istituto di credito cesenate.

 
 
 
 
 
 

La 52enne, in pratica, sosteneva che la Cassa di Risparmio di Cesena le avesse fatto acquistare delle azioni, senza informarla correttamente delle precise caratteristiche del prodotto e dei rischi che comportava l’investimento. Una condotta che – come stabilito dal giudice di pace – rappresenta una violazione dell’articolo 21 del Tuf (il Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria) e dei regolamenti e delle disposizioni di Consob in materia di obblighi informativi dell’intermediario.

Il giudice ha accolto le domande della donna di Cesenatico condannando la banca al pagamento di 4.038 euro e 77 centesimi, oltre alla rivalutazione ed agli interessi come per legge dalla domanda al saldo, a titolo di risarcimento del danno subito, oltre al pagamento delle spese di lite e delle spese accessorie quantificate in 250 euro.

 
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