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Restrizioni alla pesca nel Mediterraneo e Adriatico dal 2026

Cosa cambia e le conseguenze per l’Italia

Dal 1° gennaio 2026 si preannuncia una svolta significativa per il settore ittico italiano. A riportarlo è QuiFinanza. Dopo mesi di negoziati, la nuova normativa europea — contenuta nella Proposta di regolamento per le opportunità di pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero — è pronta a introdurre tagli drastici allo sforzo di pesca e nuove restrizioni alle catture, misure che mettono a rischio l’equilibrio economico di molti pescherecci nazionali. Da quanto si legge tra le righe, si tratterebbe di una nuova misura che penalizza le piccole imprese di pesca a favore delle grandi realtà.

La proposta della Commissione Europea si basa sulla necessità di salvaguardare gli stock ittici, spesso sovrasfruttati e garantire una sostenibilità a lungo termine.

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Restrizioni Specifiche per l’Adriatico

Anche il Mar Adriatico è coinvolto nella previsione di nuove restrizioni per il 2026. Si prevede una riduzione del 12% nella pesca a strascico. Una ulteriore diminuzione del 10% è proposta per la cattura dei piccoli pelagici (specie come sardine e acciughe). A Cesenatico queste specie sono pescate con la tecnica della “volante”.

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Gli impatti economici per la filiera italiana

Sebbene l’obiettivo della Commissione sia la tutela ambientale, l’introduzione di queste regole rischia di scuotere profondamente il settore della pesca, con gravi conseguenze economiche e sociali. Dietro ogni impresa ittica c’è un’intera filiera. Una riduzione drastica delle attività mette a rischio posti di lavoro, reddito e la sostenibilità economica di intere comunità costiere legate a porti, cooperative, mercati del pesce, ristoratori e distributori.

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Le tante contraddizione dell’Ue sulla pesca

Per quanto riguarda il tratto Adriatico, in base a quanto si reperisce in rete, pare che le discussioni siano ancora in corso e che quindi ci sia ancora margine decisionale per tutelare il settore e chi ci lavora. Ci sono evidenti storture nelle regole che l’Ue impone alla pesca. Basti pensare che nelle mense di molte scuole vendono preferite specie provenienti dall’estero anche meno gustose rispetto il nostrano pesce azzurro. Cosa che non avviene a Cesenatico, va detto.

Un altro paradosso è la volontà di tutelare il tonno rosso. Una specie protetta e pregiata che in alto Adriatico prolifera. In tutto il versante Adriatico non c’è un’impresa che possa pescarlo. La Croazia, che si trova sulla sponda opposta può farlo. La speranza è che il settore non venga dato in mano a grosse compagnie a scapito delle più piccole che costituiscono l’ossatura economica e sociale italiana e cittadina.

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

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