Jacopo Morrone, segretario nazionale della Lega Nord Romagna, replica al sindaco Gozzoli e a Mauro Bucci, autore del documentario Hotel Splendid. «Al sindaco di Cesenatico, Matteo Gozzoli, e al videomaker che ha realizzato il documentario ‘Hotel Splendid’ è fin troppo facile replicare. La Lega peccherà anche di ‘provincialismo’, qualunque significato si dia alla parola in questo contesto, ma è certamente più vicino di chiunque altro alla realtà, alla gente, agli albergatori e ai residenti quando esprime le proprie critiche sulla scelta dell’amministrazione di proiettare un filmato, che racconta i fatti a senso unico».
«E questo sarebbe già grave, anche perché il sindaco conosce bene (e lo ha dimostrato con varie dichiarazioni sui media) che all’hotel Splendid ben poco riluce, che i problemi sono tuttora irrisolti, che si sono verificati casi di illegalità, che, soprattutto, non si sa chi degli ospiti abbia ottenuto lo status di profugo e quindi il diritto d’asilo, ma certamente il numero è esiguo. Dunque, non si comprendono i motivi per cui nella giornata dedicata dalle Nazioni Unite ai Profughi, come sottolinea Gozzoli (QUI L’INTERVENTO), si sia data voce a una realtà che riguarda immigrati economici, di fatto irregolari, che sono da considerare tutt’altro che provenienti da aree a rischio».
«Immigrati, non profughi, per i quali quest’anno l’Italia spenderà oltre 5 miliardi e che costano milioni alla sanità regionale e per accogliere i quali cooperative, enti e associazioni guadagnano fior di quattrini senza fornire uno straccio di bilancio. Alla faccia di tanti italiani in stato di bisogno. Insomma, il ‘caso’ hotel Splendid non è certo un argomento di cui il sindaco dovrebbe vantarsi, non solo perché non è stato capace di risolvere i problemi sollevati dagli operatori turistici che lavorano in quella zona, ma anche perché alle parole non è stato capace di far seguire i fatti, impedito dai pregiudizi culturali del suo partito».
«Ma anche il documentarista sembra parlare a sproposito (QUI L’INTERVENTO). E’ indubbio che oggi, in certi ambienti, l’immigrato sedicente profugo tiri. E che quindi abbia strade aperte un filmato sulle solite storie strappalacrime dei viaggi della speranza (anche se non si capisce, a questo proposito, quale accezione si voglia dare alla parola “etnografico”). Dunque, ci scusi l’autore, ma anche in questo caso, qualche dubbio lo solleviamo, non solo perché conosciamo molto bene le realtà rappresentate, ma anche perché intravvediamo nelle dichiarazioni non solo intenti autopropagandistici, ma anche qualche carenza di studio e di proposizione della vicenda che ne dimostri la reale dimensione nel contesto più generale di un’invasione programmata e pianificata che ha facilmente strumentalizzato le anime belle dell’immigrazionismo senza se e senza ma. E questo sì che sarebbe tema di un documentario ‘antropologico’ di ampio respiro».