fbpx

Romagna

a cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Gianni Briganti

La cultura Romagnola abbonda di consigli pratici posti in rima utili durante la vita quotidiana:

Chi ch’vo sintì l’amor dla sardëla,
cióccia la tësta e magna la budëla.
Chi vuol sentire il sapore della sardella / succhi la testa e mangi la budella.

S’t’vù che ai tu pénn al tignôl a n’dëga dan
fai ciapê la guazza ad San Zvan.
Se vuoi che ai tuoi panni le tarme non diano danno, / fagli prendere la rugiada di San Giovanni.

Cà ‘d cantòn,
psiòn drì a e’ fiòn,
dona senza fianch,
no t’ la tô s’t’ pù fè ‘d manch.
Casa d’angolo, / podere vicino al fiume, / donna senza fianchi, / non te la prendere se puoi farne a meno.

Quest’ultimo proverbio in particolare ha una forte valenza pragmatica. Pur ignorando come mai la casa d’angolo fosse sconsigliata, storiella che avevo sentito anch’io già da bambino, un podere vicino al fiume è semplicemente considerato più soggetto agli allagamenti mentre una donna troppo magra (“senza fianchi”) era ritenuta ai tempi maggiormente a rischio di non essere in grado di portare a termine la gravidanza.

Addirittura si chiosava, in antitesi col considerare il figlio maschio una ricchezza per la famiglia legata al lavoro nel campi:

La don ad bona razza
la fa par prema la ragazza.
La donna di buona razza / partorisce per prima una femmina.
La quotidianità dell’azdòra era al centro di un ampio e ricco gruppo di proverbi e credenze. Il riassetto della casa era esso stesso costituito da riti e da sacralità che oggi ignoriamo completamente, come ci illustrano le seguenti due righe:
Quand che l’azdóra la fa la bughê
s’ l’amaza un l’è ben a mazé
Quando la reggitrice fa il bucato / se ammazza uno è bene ammazzato.

Questo proverbio rimarca come il bucato fosse considerato uno dei riti sacri del focolare e la donna che svolgesse tale faccenda domestica fosse talmente carica di sacralità che le fosse concesso in quel contesto ogni gesto; addirittura, per estremizzare il concetto, il più efferato di tutti ovvero l’omicidio. Ma c’era pure spazio per più semplici, e non sempre veritieri, proverbi consolatori per le zitelle tristi a causa della difficoltà a trovar marito:

U n’avanza mai chêrna in bcarì
che e’ gêvul u n s’ la purta vì.
Non rimane mai carne in beccheria / che il diavolo non se la porti via.

Gli altri servizi dedicati ai proverbi con i link:

PRIMA PUNTATA DEI PROVERBI

STREGHE E FATTUCCHIERE

Inviando questo modulo acconsenti al trattamento dei dati secondo le vigenti norme di Privacy e diritto di autore. Per maggiori informazioni vai alla pagina Privacy e Cookie.

Leave a Reply