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a cura di Gianni Briganti

La prima parte del servizio sull’omicidio Pascoli è a questo link

Gianni Briganti

Gianni Briganti

Questa è la storia dell’omicidio del padre di Pascoli, così come è stata tramandata di generazione in generazione a Bagnarola e come io l’ho sentita raccontare da mio padre; non mi è dato sapere se questa storia sia mai uscita dal paese prima d’ora. A Bagnarola a metà del 1800 erano quasi tutti agricoltori o birocciai e quasi tutti imparentati, raggruppati attorno a 4/5 ceppi principali tra di loro interconnessi. I birocciai erano trasportatori che utilizzavano un particolare carro che aveva solo due ruote. Lavoravano solitamente come terzisti; c’era chi trasportava il sale da Cervia, chi lo zolfo dalle miniere o chi ad esempio dalla stazione di Cesena recapitava a destinazione pacchi o corrispondenze.

Era per lo più una vita povera e d’espedienti; quando a inizio 1900 Don Ercole Fiori (leggi l’articolo) arriverà a Bagnarola gliela descriveranno come “un terreno arido, una popolazione analfabeta, un partito forte e implacabilmente anticlericale, una zona di miseria e di violenza”. Diversi locali, per arrotondare, erano dediti al furto e si racconta di come il sale di Cervia fosse una preda ambita, da rivendere poi di contrabbando in quanto bene molto prezioso e ricercato.

C’era a quei tempi a Bagnarola un birocciaio, di cui ometto appositamente nome e casata, molto alto e piazzato; pare che una sera, come diverse altre, organizzò assieme al suo giovane garzone e altri un furto alle saline di Cervia. Per rubare il sale bisognava agire dopo la mezzanotte ed essere almeno in tre, perché la razzia dal bordo della vasca col badile prescelta doveva essere veloce per evitare di essere scoperti, caricandone quanto più possibile sul biroccio.

Quella sera, però, le cose non andarono come al solito; pare che i tre (o quantomeno erano almeno in tre) vennero visti da alcuni salinari che immediatamente chiamarono i carabinieri. Si racconta quindi che ebbe inizio un lungo inseguimento; non mi è dato sapere se a piedi o se a cavallo (più probabile il secondo caso, vista la dinamica). I contrabbandieri proseguirono verso Savignano-San Mauro passando probabilmente per l’attuale Cervese o per Cesenatico, proseguendo forse verso Villalta, Sala e così via.

Racconta la storia che i tre, o quanti fossero, arrivarono a Villa Torlonia bussando e chiedendo di entrare per essere protetti dall’arrivo dei carabineri. La storia non

foto saporidelrubicone.com

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specifica come mai si aspettassero protezione da quel luogo; semplicemente racconta del diniego da parte di Ruggero Pascoli, fattore di Villa Torlonia, ad acconsentirne l’ingresso. A questo punto qualcuno spara al giovane garzone e lo uccide; non è chiaro se a uccidere sia stato qualcuno da Villa Torlonia, sparando per allontanarli e magari nell’intento di non aver problemi coi carabinieri, o se a sparare siano stati i carabinieri, trovandoli ancora fuori da Villa Torlonia. L’elemento centrale della storia che da metà ottocento si racconta a Bagnarola è la morte del garzone.

Si racconta di come il contrabbandiere Bagnarolese, di cui ho omesso il nome, fosse più che mai intenzionato a vendicare l’assassinio e di come l’obiettivo della sua ira fosse colui che riteneva responsabile di questa morte: Ruggero Pascoli. A questo punto non gli rimase che tendergli un’imboscata, attendendolo un giorno sulla via Emilia al ritorno dalla fiera di Cesena; il grilletto venne premuto il 10 agosto 1867 e vendetta fu.

Questa è la storia che, pare, tutti i nostri nonni e bisnonni conoscessero e raccontassero rigorosamente tra di loro nella nostra piccola frazione di periferia. Una storia che ho narrato col condizionale ma che ho sentito raccontare con tono che rasenta una ragionevole certezza. La Bagnarola di oggi non è più quella di una volta e celare questa storia ulteriormente nel silenzio della periferia significherebbe perderla per sempre dalla memoria dei residenti, cosa in buona parte già avvenuta. Chissà che i pochi elementi in essa celati possano confermare in futuro le tesi degli studiosi in materia.

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

One Comment

  • Marco Zamagni ha detto:

    Anche questa ipotesi me raccontava il mio nonno la sera attorno al camino, mio Bisnonno Marco Zamagni era uno stalliere, e, in parte mi dicevano la stessa cosa, il Pascoli era una persona scomoda, anche per i Torlonia, era troppo miticoloso e ancora non era fattore ufficiale..

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