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La nascita di Cesenatico ai tempi dell’Inferno Dantesco – Capitolo III

A cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Gianni Briganti

Nell’articolo precedente (leggi qui) viene descritto come nell’Inferno Dantesco Guido Da Montefeltro, padre di quel Federico I Da Montefeltro che ha assaltato la fortezza sul Porto Cesenatico, viene a conoscenza del fatto che in Romagna perdura irrimediabilmente la guerra, pur se non in quel preciso momento.

Dante prosegue descrivendo città per città lo stato di fatto, ed è molto significativa la terzina dedicata a Cesena:

E quella cu’ il Savio bagna il fianco,
così com’ella sie’ tra ‘l piano e ‘l monte,
tra tirannia si vive e stato franco.

Quindi nel 1300 a Cesena (quella cu’ il Savio bagna il fianco), descritta ancora più minuziosamente come la città posta tra il monte Garampo (sede della rocca) e la pianura del resto della città (così com’ella sie’ tra ‘l piano e ‘l monte), si viveva a metà via tra tirannia e stato libero. Le interpretazioni date degli studiosi a questa espressione (tra tirannia si vive e stato franco) sono principalmente due. Molti la interpretano come una definizione di tirannia moderata, con qualche accenno di libertà, da parte di Galasso Da Montefeltro, cugino di Guido, che nel 1300 (e proprio solo fino al 1300) era Podestà e capitano del popolo di Cesena.

12595939_1734753583425341_1154762992_nAltri interpretano questa terzina come l’anticipazione del fatto che questo periodo di liberalità tra il 1294 e il 1300 fosse prossimo al termine e si sarebbe poi tornati all’abituale tirannia di qualche altro Signore locale. E proprio alla morte di Galasso, nel 1300, il successore fu Federico I che venne però ben presto cacciato dalla città, che tornò quindi sotto il governo diretto della Santa Sede. La distruzione del Porto Cesenatico in quest’ottica, oltre che necessaria per evitare al porto di Cervia di avere un nuovo concorrente a pochi chilometri, ha anche il sapore di una vendetta verso la città che lo aveva cacciato, così come l’assedio al cuore di Cesena.

La cronaca dell’assalto a Cesena del 1302 citata nell’articolo introduttivo però (leggi qui) comprende anche un altro importante personaggio dell’epoca che ne è anzi il principale promotore: Bernardino Da Polenta. Bernardino, figlio di Guido Da Polenta detto “il Vecchio” o “il Minore”, è un valente condottiero nonché tra i principali esponenti della sua famiglia. Nel 1293 è Podestà di Parma, nel 1306 di Bologna ma soprattutto nel 1297 diventa Signore di Cervia; si può capire già da qui come l’apertura di uno sbocco al mare da parte di Cesena nel Porto Cesenatico fosse cosa soprattutto a lui particolarmente ostile.

12650385_1734753533425346_1865102733_n(1)Il padre Guido è il fondatore della dinastia dei Da Polenta grazie alla sottrazione nel 1275 di Ravenna ai Traversari, abdicando poi attorno al 1300 in favore di Lamberto, fratello di Bernardino. Ed è quindi proprio a loro che Dante sempre nel Canto XXVII dell’Inferno fa riferimento quando descrive a Guido Da Montefeltro la situazione di Ravenna nel 1300:

Ravenna sta come stata è molt’anni:
l’aguglia da Polenta la si cova,
si che Cervia ricuopre co’ suoi vanni.

Dante riporta come da molti anni la città di Ravenna sia saldamente in mano ai Da Polenta, rappresentati dal loro stemma contenente un’aquila (l’aguglia) sotto le cui ali (i vanni sono delle piume dell’ala) tiene anche Cervia. Ma Dante non racconta solo questo dei Da Polenta; scoprite tutto il resto nel proseguimento dell’articolo a questo link!

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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