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Le vele al terzo sono patrimonio immateriale. Un riconoscimento che racchiude in sé l’esperienza, la tradizione e la storia dell’antica marineria di cui Cesenatico è e resta un baluardo.

La vela al terzo, che è la protagonista, è la forma di vela tradizionale usata dalle barche da pesca e piccolo trasporto su entrambe le sponde dell’Adriatico settentrionale dal sec. XVIII sino alla metà circa del secolo scorso. È caratterizzata dalla forma a trapezio e dalla tintura con terre in colori vivi, sempre contrassegnata con un disegno riferito alla famiglia del proprietario (paròne) della barca, come una sorta di araldica popolare. La sua origine si deve all’incontro tra la vela latina usata in tutto il Mediterraneo con le forme di vela delle acque interne della Pianura Padana, e si rafforza in modo esclusivo sulle barche tradizionali adriatiche, come bragozzi, trabaccoli, lance, battane etc. di importanti città marittime, come Venezia, Chioggia, Trieste, Fiume, Ancona, e di coste molto attive come quelle della Romagna, dell’Istria, del golfo del Quarnaro, tutte in stretta relazione tra loro.

 
 
 
 
 
 
 
 

Nel caso del Museo della Marineria, sono state individuate tre imbarcazioni tradizionali (il trabaccolo Barchèt già protagonista di questo servizio, il bragozzo San Nicolò, la battana Vanessa), due vele al terzo e due elementi simbolici, la cuffia e gli occhi di prua, in quanto patrimonio culturale e storico di una intera comunità, trasmesso di generazione in generazione con continuità, frutto di interazione uomo-ambiente-natura, nel quale la comunità stessa si identifica ed esprime la propria creatività e peculiarità.

Va evidenziato che si tratta del primo esempio nel suo genere di applicazione in Italia dell’art. 7 bis del Codice dei Beni Culturali. Non a caso piena soddisfazione è stata espressa anche dal Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura Luigi La Rocca, che l’ha definita «una “buona pratica” che risponde in pieno ai principi enunciati dalla Convenzione Unesco del 2003 e che apre la strada alla tutela e alla valorizzazione di altre testimonianze del patrimonio immateriale e che favorisce la diffusione della consapevolezza a livello locale, nazionale e internazionale dell’importanza di tale patrimonio».

Nella Sala Convegni del Museo della Marineria di Cesenatico sono intervenuti il Soprintendente Federica Gonzato e il Sindaco Matteo Gozzoli, la Responsabile Area patrimonio demoetnoantropologico della Soprintendenza Romina Pirraglia e il Direttore del Museo Davide Gnola.

Presenti anche i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine.

Il sindaco Matteo Gozzoli ha detto: “Quella di oggi è una data memorabile che ricordare nel calendario. Un ringraziamento particolare va a tutti gli uomii e le donne che hanno fatto la storia di Cesenatico e a chi nel anni ’70 ha visto lungo pensando al Museo della Marineria. Tra questi Bruno Ballerin“.

L’articolo 7 bis ha introdotto nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio «Le espressioni di identità culturale collettiva contemplate dalle Convenzioni UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e per la protezione e la promozione delle diversità culturali», adottate a Parigi rispettivamente nel 2003 e nel 2005, che per essere assoggettabili alle disposizioni di tutela devono essere rappresentate da testimonianze materiali.

vele al terzo

La vela al terzo – che deve il suo nome al fatto che il pennone superiore che la sostiene è fissato all’albero ad una terzo della sua lunghezza – cessò di essere utilizzata nel secondo dopoguerra dopo l’avvento della propulsione a motore anche sulle piccole barche da pesca, ma negli ultimi decenni il suo uso è stato recuperato da diversi gruppi e associazioni che la praticano e la tramandano insieme ad altri importanti elementi di cultura immateriale marittima, come il restauro di barche tradizionali in legno, concretizzando uno degli aspetti previsti dalla Convenzione di Faro sulle “comunità di eredità” che preservano e tramandano il patrimonio culturale.

 
Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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