Cesenatico trova sempre il modo di collegare le sue iniziative col mondo marinaro. È il luogo in cui la tradizione del mare si incastra perfettamente con la vita quotidiana. E quindi, per forza di cose, la si ritrova in ogni dove. Non solo attraverso iniziative culturali e manifestazioni. Ma anche semplicemente con opere di decorazione pubblica. Il mare è il tema più ricorrente che, meglio di ogni altra cosa, incarna l’essenza prima del posto.
Il Parco di Ponente rappresenta il fenomeno alla perfezione. La zona, infatti, ospita un’imbarcazione che racconta l’antica tradizione cesenaticense.

Il direttore del Museo della Marineria, Davide Gnola, racconta la storia del mezzo e parla del progetto per ristrutturarla:
“Quel tipo di imbarcazione prende il nome di Burchio. Si tratta di una struttura usata per trasportare le merci via mare. Adesso non ci si pensa più, ma una volta l’acqua era il modo più utilizzato per far circolare la mercanzia. Anche perché le città che ora si trovano completamente nell’entroterra possedevano un porto. Il dopoguerra e l’avvento della motorizzazione hanno fatto in modo che i pescatori diventassero camionisti. I Burchi sono stati abbandonati. E si è persa la percezione del mare come punto di scambio. Circa nel 1979, però, un cittadino cesenaticense pensò di comprare un Burchio per poter costruire un ristorante all’interno. Inutile dire che l’impresa risultò impossibile e presto venne accantonata. Ma la barca, date le sue dimensioni, non poteva rimanere nel Porto Canale. Così si pensò di dedicarle uno spazio in cui potesse essere scoperta e visitata. Si è pensato al parco di Ponente perché la sua struttura era troppo grande persino per il museo. Ad ottobre cominceranno alcuni lavori per ricostruire la copertura, la recinzione e aggiungere della segnaletica.
È importante che venga conservata al meglio perché ci si trova di fronte all’ultimo esemplare intatto di questo tipo. Ne esistono altri, certo, presso il “Cimitero dei Burci” nella provincia di Treviso, ad esempio. Ma, come dice il nome, è un cimitero. Cesenatico, quindi, è l’unica località che non ospita un relitto. Possiede un Burchio a tutti gli effetti.”

La storia di mare di Cesenatico si unisce direttamente con quella veneta. Anzi, si può affermare che quella cesenaticense derivi completamente da quella di Chioggia. Perché?
Davide Gnola continua a raccontare:
“Durante il Medioevo questo posto aveva già un porto. Chiaro, ma lo utilizzava solo per quanto riguardava i trasporti. La gente cominciò a pensare alla pesca come lavoro e vita solo a partire dal 700. E questo fu possibile grazie ai venditori di pesce. Allo stesso tempo, però, ci si trovava in una zona in cui la pesca non era affatto sviluppata. Così le Amministrazioni della Romagna (Cesenatico, Cervia, Rimini, Marina di Ravenna) pensarono di attirare i chioggiotti al fine di apprendere le loro tecniche e i loro segreti. Addirittura nacque una concorrenza tra le località romagnole: chi offriva più vantaggi agli abitanti di Chioggia? Case, legna, possibilità di tenere le barche davanti alla propria abitazione. Si apprese un nuovo tipo di organizzazione e venne introdotto il Bragozzo. Ovvero una barca in grado di navigare perfettamente sia nei fondali bassi che al largo. In breve, cioè già dall’800, a Cesenatico c’erano più chioggiotti che pescatori locali. La mescolanza di usanze portò alla nascita di una cultura vera e propria: santi da venerare, parole dialettali, piatti tipici. Addirittura si diffusero i cognomi tipici della zona veneta che sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. Ora il legame si è perso. Ma la cosa bella è il fatto che il mare sia in grado di unire culture diverse e di dare vita ad un’identità legata al mare stesso.”