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Una voce discordante – almeno con il presidente Adac Giancarlo Barocci – ma con l’ambizione di avere risposte sul “come potremo lavorare e aprire le nostre strutture alberghiere”. L’albergatore Marco Foglieri scrive una lettera aperta all’intera categoria, al consiglio Adac e al presidente Barocci.

Partiamo dalle ultime dichiarazioni del presidente degli albergatori, Giancarlo Barocci, come le valuta?

“Una prima intervista in cui è stato fatto il requiem alla nostra categoria con un invito quasi allo stare chiusi, poi un secondo articolo in cui si elencavano i costi di apertura dimenticando quanto invece abbiamo già speso in promozione e infine gli auguri di Pasqua della Presidenza gravidi di particolari sulle trattative dì richieste assistenziali e poco o nulla sui futuri protocolli sanitari. Con quali stimoli ci possiamo approcciare alla prossima stagione e con quale animo possiamo prendere accordi con il personale? Quali campagne possiamo programmare o promuovere? Per ogni cosa ci sono sempre dei tempi e delle priorità, io vorrei solo sapere se e come potremmo lavorare. Tolto il se, perché ormai è certo, vorrei poter capire quali altre spese si accumuleranno ai costi già noti”.

Quindi stiamo parlando di una richiesta ufficiale di linee guida e protocolli sanitari da adottare?

“Sì, ma non solo. Oggi sarebbe oro avere anche solo una bozza di lavoro dei protocolli sanitari per azzardare quale e quanto personale confermare. E’ stata fondamentale ad esempio la bozza provvisoria dell’OMS. Inoltre sarebbe necessario poter suggerire o anche solo consigliare i tavoli tecnici di lavoro, pur in ritardo. Ognuno dovrebbe poter dare il proprio contributo nella situazione attuale. E si dovrebbe far capire a chi è al lavoro su questi protocolli che non sarà possibile avere un futuro blindato sotto una campana di vetro. Ci saranno limitazioni sulla potenziale ricettività delle strutture? Quali mercati potremmo intercettare, la provincia, la sola nostra regione, ambiti extra regionali, estero? No estero è impossibile… E quando? Sarebbe oro anche conoscere con certezza quali saranno le nostre responsabilità in caso di contagio interno”.

Tante domande alle quali la categoria ha risposto?

“Da Adac e dalle istituzioni non trapela nulla a queste domande. L’impressione avuta è che in pochi se le pongano e che non vi sia interesse in merito. Però ho visto tante, tantissime dichiarazioni di stima per le richieste di aiuto. Aiuto che sicuramente sarà ben accetto, ma scusatemi tanto… se non abbiamo la conoscenza neanche per azzardare un minimo di programmazione, come possiamo sapere quale cerotto potrà bastare per le nostre ferite? Sempre che basti un solo cerotto… Si parla di chiedere la riduzione della Tari, che anch’io condivido, ma come si può intavolare una minima trattativa se manca ogni stima sulla stagione? Di quanto si ridurranno i nostri rifiuti per chiedere uno sconto? Nessuno lo sa. Oggi vedo rivolgere l’attenzione solo alle richieste di assistenza. Ma come posso oggi quantificare quali saranno le mie perdite? Anticipare i tempi è sempre corretto, ma ho paura che la coperta diventi presto corta come i 600 euro dei professionisti, dilavati a tutti e senza una reale efficacia per chi è davvero entrato in sofferenza. Sono la terza generazione di una famiglia di albergatori e mio padre mi ha sempre insegnato che i conti, quelli veri, si fanno a settembre. Per molti, forse tutti gli albergatori, sarà sangue, ma alzare gli occhi al cielo oggi e darla già vinta non si addice alla nostra storia”.

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Quindi meno pianti e richiesta di sussidi e più proposte, idee e certezze?

“I temi affrontati dall’associazione albergatori sono tutti leciti e assolutamente non devono essere abbandonati, ma, a mio parere, sono sbagliati come scaletta di priorità e nei tempi. Perché dubito fortemente che sapere oggi l’entità di questi aiuti condizionerà o meno la scelta di aprire. Tutti apriranno, anche solo per l’azzardo di rientrare nelle spese già affrontate! Non serve alzare la voce per far capire la necessità di aiuto per la nostra e le categorie a noi collegate. E non serve un requiem per capire che gli aiuti non potranno mai bastare. Serve invece esaltare la nostra inventiva. Serve farlo oggi, non domani quando saremo ‘i secondi’ ad arrivarci. A Pasqua, Rimini ha fatto cartello e ha presentato una proposta di Health Safety sviluppata tra Comune, albergatori e bagnini. Una certificazione di qualità per chi adotterà protocolli di sicurezza. Oggi vorrei leggere e sentire proposte di rilancio anche per il nostro territorio. Vorrei idee, proposte, consigli per cercare di raccogliere il massimo dal poco che ci verrà offerto. Vorrei velocità sia dalla mia associazione di categoria che dal nostro Comune. Vorrei semplicità, quella vera… Io ho delle semplici domande le cui risposte non hanno un costo per la collettività. Vorrei poterle esprimere senza ricevere insulti o dovermi vergognare perché il mio primo pensiero è l’orgoglio di volermi rimboccare le maniche! Dateci gli strumenti per poter lavorare e ci rialzeremo anche da questa crisi come sempre abbiamo fatto!”.

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Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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